LA RABBIA E IL GIOCO PER MOHAMMED
Esperienza di arteterapia in un gruppo
-Neuropsichiatria infantile-

La storia di Mohammed
Mohammed (il nome è di fantasia) è un bambino tunisino di 6 anni seguito dal servizio di Neuropsichiatria infantile che ho conosciuto all’interno di un gruppo. La sua storia è complessa sia nell’ambito familiare che sociale. Dopo il primo incontro di gruppo, ho avuto necessità di confrontarmi con l’équipe clinica di riferimento poiché al suo arrivo si era dimostrato turbolento ed aveva portato un pò di scompiglio nel gruppo. Il bambino aveva una propensione all’aggressività fisica e verbale. Provava a sfogare la sua rabbia durante il setting di arteterapia.

Arteterapia insieme
Data la scarsa padronanza della lingua italiana da parte del bambino, si è pensato ad un percorso di arteterapia per la sua caratteristica di privilegiare il canale non verbale. Questo tipo di intervento si è rivelato efficace poiché i contenuti aggressivi venivano canalizzati attraverso i materiali verso un fare costruttivo e creativo. Il gruppo è stato un contenitore sano e protetto dove Mohammed ha potuto sperimentarsi. Un luogo non giudicante, lontano da tematiche competitive e performative, dove poter essere sé stesso anche con la propria rabbia. Mi colpiva la sua attitudine comportamentale dentro al gruppo e fuori dal gruppo. Durante gli incontri, Mohammed si dimostrava essere un bambino attento all’altro, in ascolto e di temperamento calmo mentre fuori, sembrava essere travolto da una miccia esplosiva. Il bambino amava utilizzare il cotone idrofilo per realizzare le sue opere tridimensionali, probabilmente gli piaceva rappresentarsi con questa soffice qualità per darsi un’opportunità, per iniziare a trasformare la durezza in qualche cosa di più vicino al mondo affettivo e per crescere.

I risultati dell’esperienza
L’efficacia del percorso di arteterapia, ha richiesto tempo: se inizialmente Mohammed non si lasciava suggerire dei materiali adeguati al processo di realizzazione della sua opera, con il tempo ha iniziato a fidarsi di me e a farsi aiutare, così da rimanere soddisfatto del risultato finale e gestire la frustrazione che un tempo lo portava a commettere degli agiti aggressivi.

Gli obiettivi raggiunti sono stati:

  • la buona riuscita di inserimento in un ambiente accogliente;

  • maggiore consapevolezza delle proprie capacità creative e relazionali;

  • maggiore capacità di gestione della rabbia e della frustrazione;

  • sviluppo di relazioni significative all’interno del gruppo;

  • maggiore propensione all’ascolto dei suoi pari e delle figure adulte.